Giulia Giordano

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Masterclass con Anatoly Vasiliev

Masterclass con Anatoly Vasiliev

Posted by on Set 3, 2019 in blog | 0 comments

 

 

primo premio dei compagni di masterclass/Vasiliev

 

3 settembre 2019: Che meraviglia! Torno a Roma piena di desiderio. Quanto amo questo lavoro! Sarei rimasta a lavorare con Vasiliev per tutta la vita. Ho riscoperto la mia vocazione. Che immensa gioia poter essere parte di un progetto di formazione permanente così intenso. Erano anni che desideravo lavorare con il maestro. L’avevo incontrato in accademia e poi al Teatro Valle Occupato. Conosco il metodo degli etud, grazie al mio primo maestro di teatro, Domenico Cucinotta, e poi ho approfondito, sono stata uditrice in due suoi seminari 7-8 anni fa; ho letto il suo libro: “A un unico lettore” e il libro di Maria Knebel sul metodo, ma non avevo mai provato a propormi a Vasiliev come attrice, forse per insicurezza, o perché la vita mi ha portato a percorrere altre strade, prima.

Abbiamo lavorato per 17 giorni alla Trilogia della villeggiatura di Goldoni, nella fantastica cornice del Real Collegio (Lucca), coccolati dai compagni/attori del Cantiere Obraz che da sei anni organizzano questa masterclass per attori professionisti. Non conoscevo bene il testo di Goldoni, è stato davvero trasformativo scoprirlo in scena, attraverso le improvvisazioni, in dialogo con i compagni, e nell’analisi maieutica del maestro e dell’ensemble. Gli incontri non arrivano mai per caso: questo materiale scenico mi ha portato a mettere in discussione radicalmente la mia vita, le strutture che avevo creato, a ri-scoprirmi nella mia vera essenza. Non amo le gabbie dorate, eppure a volte mi rassicurano. Buttarsi nel vuoto è sicuramente rischioso, ho scelto di imparare volare. Anche grazie a Vasiliev, a cui sarò per sempre grata. Non è mai troppo tardi.

P.s. Il mio prossimo desiderio è creare un gruppo artistico con cui lavorare quotidianamente, fare training, creare spettacoli, film, e chissà. L’isolamento artistico non mi fa bene. Mi sento un albero con le radici aeree, ho bisogno di altri alberi, di muovermi, essere interdipendente, migrare e al tempo stesso radicarmi. Chissà. La direzione si troverà andando, scoprendosi energia pura, sconfinata, senza forma, o pluriforme, un’enigma, un koan, un motore che si autoalimenta, uno stormo…

https://www.youtube.com/watch?v=iwRLrz5Uceg

 

 

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Crescita in natura a Roma – Il bosco dei bambini

Crescita in natura a Roma – Il bosco dei bambini

Posted by on Feb 4, 2019 in blog | 0 comments

bosco2

Roma (Pisana): Sono molto felice di invitarvi a questo evento gratuito per famiglie: con altre madri e padri, e il supporto di educatrici, abbiamo creato un progetto autogestito di crescita in natura per bimbe e bimbi dai 2 ai 6 anni. Finalmente abbiamo trovato una buona “base operativa” e possiamo accogliere nuove bimbe, bimbi,  famiglie. Siamo in un casale nel bosco, in zona Pisana. Domenica 17 febbraio presentiamo il nostro percorso. Abbiamo anche costituito un’associazione: “BiSogno di natura”. Ecco il programma della giornata: Dalle 10.30 brunch, giochi, laboratori, letture, passeggiata nel bosco e presentazione del progetto. Ingresso libero.

via Luigi Moretti 24 Roma

info 3407915916

boscodeibambini@gmail.com

https://www.facebook.com/BiSognodiNatura/

https://www.facebook.com/events/2024804317637446/

bosco 3

 

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Status migrante

Status migrante

Posted by on Feb 1, 2019 in blog | 0 comments

sgombero

In questo periodo, grazie a un progetto artistico a cui stiamo lavorando, sto conoscendo un ragazzo di 27 anni originario del Gambia, Da anni vive in Italia bloccato dalla burocrazia, tra centri di accoglienza, rifugi improvvisati, sprar, etc. in cerca di lavoro con contratto (ha lavorato in un ristorante), in attesa del passaporto/visto o qualcosa del genere, per andare in Inghilterra, dove vive sua sorella, col marito e la figlia. Non ha amici italiani, o amiche, anche perché l’hanno deportato in varie città italiane da quando era giovanissimo e parla poco italiano, molto bene inglese. ora sta in uno sprar a Roma. l’abbiamo conosciuto per caso in un posto occupato che Salvini si è vantato di aver fatto sgomberare, buttando un mare di gente per strada, solo per farsi il bello davanti alle telecamere, non certo per risolvere il problema. Lo S.P.R.A.R. per i tagli e altre questioni..non organizza nessuna attività, a parte il corso di italiano, e i ragazzi non hanno nulla da fare, a meno che non si autorganizzano, in prossimità di questo centro c’è un grande carcere, dei motel, pochi bar, una scuola gestita da salesiani che sembra una prigione da fuori. è tutto molto alienante, non si capisce come questi ragazzi dovrebbero fare amicizia, creare comunità. anche tra di loro è difficile, non possono nemmeno cucinare e farsi la spesa, non possono avere una stufa in camera, non possono scegliere con chi abitare nella stessa stanza, separano gli amici. però non è un carcere, tutti ci tengono a precisare.. ma infatti è l’Italia il carcere. Forse l’intero pianeta si sta trasformando in un carcere. Possono uscire dallo sprar certo, ma non possono chiacchierare con una persona che viene da fuori dentro lo sprar, nemmeno in cortile, per tutto ci vuole un’autorizzazione, oggi l’hanno rimproverato per averci dato appuntamento dentro e così siamo usciti. può uscire, in Italia..però se vuole andare un fine settimana a trovare sua sorella in UK, anche se avesse i soldi, non potrebbe andare.. solo perché viene dall’Africa ed è mediamente povero (lo è diventato, perché gli hanno hackerato il conto, ma viene da una famiglia non povera, suo padre fa anche viaggi internazionali per lavoro). E quindi, se vuole andare in Inghilterra è condannato a restare in Italia per ancora non si sa quanto tempo, a imparare l’Italiano, a trovare lavoro in Italia, e a non essere con gli stessi diritti degli italiani. Niente di nuovo, ma è bene ricordarselo. Un mio amico italiano che vive in Inghilterra l’altro giorno mi ha detto che nonostante tutto, questo è il momento della storia dell’umanità occidentale di maggiore libertà, forse è vero, per le donne di un certo rango sicuramente, ma a me sembra ovvio che questa libertà non è per tutt* ed è solo apparente, siamo tutti schiavi del capitalismo e continuiamo a creare schiavitù. quando ci svegliamo? P.s. per creare comunità e favorire l’inclusione basta cucinare insieme, giocare, fare quattro chiacchiere, andare insieme a un concerto, a una mostra, fare tandem linguistici e cercare di approfondire le relazioni, non basta scambiarsi un numero, chattare su what’s up, i corpi sono fondamentali, gli spazi da aprire e condividere. Sì, abbiamo culture diverse e quindi? Di cosa abbiamo veramente paura? Possiamo provare intanto a conoscerci, visto che condividiamo lo stesso pezzo di pianeta, ci incontriamo ogni giorno e ci ostiniamo a ignorarci o mantenere rapporti gerarchici? Non significa chissà quale sacrificio o opera di beneficenza, si tratta solo di fare amicizia, o almeno essere meno indifferenti, o diffidenti, guardarci negli occhi, imparare ad ascoltare. il dramma forse è che non ci prendiamo il tempo di farlo nemmeno con noi stessi, figuriamoci con un ALTRO, più povero, magari musulmano e nero.

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***Giulia In Forma***

***Giulia In Forma***

Posted by on Gen 29, 2019 in blog | 0 comments

Ancora c’è chi si illude di stare bene in questo clima (sociale/politico/ambientale/relazionale/antropologico..). Ancora c’è chi sta “bene” mentre partecipa più o meno attivamente a questa parodia dell’ultima cena, già scritta, già vista, come se non si potesse immaginare qualcosa di NUOVO nella storia; ancora tra noi c’è chi si ostina a stare bene (sembra un paradosso..) mentre dei suoi “simili” decidono di continuare ad impoverire le masse, saccheggiare le risorse del pianeta, inquinare, pisciare continuamente fuori dal vaso, per accentrare potere, facendolo percepire come un “bisogno” di tutti, nell’ipocrisia del tacito accordo vittime_carnefici: come se a un’oligarchia strapotente che ignora la complessità dell’esistenza, potesse realmente interessare qualcosa dei bisogni di chi vuole che continui ad essere suo schiavo. Ma chi è questo “genio del male”, sul serio è così lontano da noi, iperprotetto nelle sue stanze segrete da cui eterodirige lo spettacolo? da chi è composto questo gruppo di brillanti ed evoluti geni col pedigree? Da chi è composto l’esercito che esegue il suo mandato? Chi è che Deporta, sottomette, sgombera da luoghi orripilanti pieni dei nostri scarti industriali centinaia di persone? chi divide, picchia duro, anche alla testa, per distruggere le radici di comunità di “altri” percepiti come meno “appartenenti”alla tribù, spazzatura ambulante da far scomparire, disintegrare.. sembrano apparentemente lontani da noi questi esseri che eseguono la volontà del loro dio, di chi gli urla che è giusto punire, sorvegliare, dividere e infine fare scomparire ogni memoria del loro passaggio su questa cavolo di Terra. Eppure sono in mezzo a noi, i Geni e il loro esercito, entrano perfino nei nostri corpi. pensa. e non sono solo maschi. pensa. la vita sembra continuare, nonostante la banalità del male. così sembra. e tutto sembra così distante, eppure così vicino.. anche noi a volte facciamo dei lavori che non ci piace fare, anche noi, a volte, pur di riuscire a sopravvivere, diveniamo meri esecutori di un mandato. possibile che non esista un’alternativa a questa forma? anche noi, ovviamente, siamo colonizzati nel profondo da pensieri di paura, a nostra volta ci adeguiamo alla narrazione dominante, o siamo troppo presi dal tentare di tenere a galla i vecchi schemi di sopravvivenza per trovare l’energia che serve a cambiare radicalmente la realtà che non ci soddisfa pienamente. E dunque: come si cambiano i sistemi di potere fondati su superstizioni, inganni e ricatti? da dove ricominciare? Alcuni e alcune hanno già sperimentato sulla propria pelle che non è più tempo di lottare contro il padrone con le stesse armi del padrone, è chiaro, non funziona, già fatto, eppure continuiamo a scrivere su fb come se fosse una piazza reale pronta a mettere i corpi a servizio della rivoluzione. Internet ci rassicura, lo sappiamo, continua ad alimentare un’illusione di connessione. tutti fanno parte di internet, tutti, sono internet..al tempo stesso ci trinceriamo in vecchie fortezze, in valori antiquati che ci ostiniamo a rivendicare e difendere. pur consapevoli (più o meno..) che le merci siamo noi, non soltanto consumatori e sudditi, non ci bastava, il padrone ha sempre più fame e desiderio di conquista e controllo. Ci sentiamo invasi, siamo talmente bombardati e anestetizzati da miliardi di notizie di presunte emergenze da aver perso fiducia nel nostro sentire. Ci coccoliamo con l’ennesima serie tv, l’ennesimo videogioco, l’ennesima birra, vino, magari biodinamico, l’ennesima distrazione, l’ennesimo psicofarmaco “soft”, l’ennesima droga, perché non abbiamo il coraggio di guardarci allo specchio, per come ci siamo ridotti.
Ne abbiamo fin sopra i capelli (nel vero senso materiale dell’immagine) di presunti valori instillati goccia per goccia da secoli e secoli di ideologie repressive fondate sul dominio, le gerarchie, la proprietà privata come unico, quasi ovvio, orizzonte. avete rotto, davvero, io stessa stavo quasi per soccombere dallo schifo che mi facevo, poco tempo fa, nel cercare di essere accettata, seppur inconsciamente, da questa spietata tribù.. ero lì, come molti di noi, a osservare i contenuti di questi social, per nulla democratici, e farmi condizionare, farmi rendere impotente, ancora di più, sempre più a fondo. La mia anima ora si ribella. Il mio corpo ha bisogno di espandersi, sciogliersi, trasformarsi, entrare in contatto reale con gli altri. Esco dal mio paradiso terrestre/gabbia, la mia casa si apre, la porta d’ingresso si scardina da sola, come per magia, le farfalle dal mio stomaco prendono il volo e non c’è alcuna frontiera che possa bloccarle. Osservo quella che credo essere me, il riflesso di quei modelli, quelle idee così lontane dalla MIA natura, inculcate a suon di repressione, punizioni, giudizi, narrazioni ideologiche che non tengono conto di bisogni ed emozioni personali. E mi apro con gioia estatica al futuro. Il futuro è già qui, fuori e dentro le nostre stupide menti ovattate dal capitalismo, ci sorride, bello come il sole, anche se noi continuiamo a “resistere”, per mancanza di fiducia, vecchi retaggi, paura di perdere il proprio stupido rango, piuttosto che godere della vita, diffondere felicità. La felicità, quella vera, non quella edulcolorata, fa paura, siamo troppo dipendenti dalle narrazioni di sofferenza, perché la sofferenza, così incompresa, inculcata, ipernarrata, ipermostrata, come fosse uno stigma dei nostri tempi, è un modo in cui stupidamente, umanamente, ci illudiamo di poter controllare l’altro, o noi stessi, o preferiamo essere succubi e dipendenti piuttosto che assumerci le nostre responsabilità, divenire concretamente interdipendenti. Amare la vita in ogni sua parte, quindi anche capire la sofferenza, non significa che non possiamo mettere in crisi tutti i rapporti di forza, i meccanismi che ci fanno inutilmente soffrire. Non so in verità che sto scrivendo esattamente, e perché stamattina in particolare ho questo flusso da condividere: è difficile per me tradurlo in parole, il mio sentire viene imbrigliato, addomesticato da un linguaggio che invece che aprire possibilità me le nega, allora perché in automatico ho scelto un linguaggio così prosaico e dualistico?! Sento nel profondo che i nostri corpi sono pronti a esplodere, improvvisare una danza rituale, reale, per liberarci, insieme, niente di particolarmente performativo, tutta roba semplice, ma non semplicistica. Nessun nemico, nessun amico, siamo tutti custodi del pianeta, pezzi di lava incandescente nell’oceano, orgasmi pronti a moltiplicarsi e perdersi nell’utero infinito dell’universo, e siamo anche l’Universo, che crea, continuamente. Forse il punto è ricordarcelo e vicenda e non cercare di bloccare il movimento..in ogni caso avverrà, è già in atto, non occorre il nostro consenso razionale ed esplicito..

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Master in Pedagogia Teatrale per contesti educativi

Master in Pedagogia Teatrale per contesti educativi

Posted by on Dic 18, 2018 in blog | 0 comments

master diploma

Domenica scorsa ho discusso la mia tesi per il Master in Pedagogia Teatrale in contesti educativi dal titolo “Per un teatro a voce piccola – Gestazione e progettazione di un laboratorio teatrale per una scuola primaria (in) particolare”. Sono molto felice! Anche perché è un lavoro che nasce da una sperimentazione nella scuola primaria in cui ho lavorato negli scorsi mesi. Grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuta in questo ricchissimo percorso, in particolare grazie ai bambini della primaria Vaccari, alle mie colleghe, a tutti i docenti del master, ai compagni e in particolare alla mia fantastica relatrice Stefania Papirio. Grazie a Giovanna La Maestra, che è una grande insegnante, educatrice, arteterapista e artista (in appendice, quando la pubblicherò sul sito, troverete una sua intervista molto speciale), e infine un grazie infinito al mio compagno, Giulio Lo Greco e a mia figlia, Stella Lu Giordano, per la loro stupefacente Presenza. Auguri a me e a tutti voi che mi leggete!

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